19/09/10

Milano agita e gusta


Già, sembrerà strano, ma ho proprio intenzione di sintetizzare le mie cinquepertre giornate di Milano con l'immagine una busta di lattuga da cento grammi. Perché? Non ne ho idea, forse è l'unica cosa che mi ha colpito, non che la città non sia carina o che non abbia le sue particolarità ma forse è l'unica cosa che mi ha dato da pensare insieme a qualcos'altro: le gru sui palazzi, le macchine in centro, i taxi al semaforo, verde. Ma è un po' lo stesso. Che differenza c'è tra un palazzo in nervosa costruzione e un ceppo di lattuga tagliato, lavato e confezionato, disposto in bell'ordine su scaffali lunghi metri e metri insieme ai suoi compagni di viaggio, ordinato per marca, tipologia? Nessuna, non trovate?
E' una costante il banco delle insalate. Appena entri in un supermercato guardati intorno, la troverai a pochi passi da te, magari è dietro, a destra, nascosta un po' più avanti. Il tempo di individuarlo e ammirerai lo scaffale rigoglioso. E' difficile trovare ceppi di insalata sani, tozzi e un po' sporchi di terra. Non impossibile ma, credetemi, è complicato. Bisogna prima passare dalle parate severe di lattuga, con mais, olive, rossa e riccia, carote, listelle di ortaggi vari e dischi di pane a crostini.
I carrelli ci passano vicino e bisogna solo attendere che la fantasia dell'acquirente venga stuzzicata da una variante di insalata piuttosto che da un'altra. Qualche passo lento pensoso ed ecco che una busta viene immancabilmente adagiata sul fondo del carrello più prossimo alle ruote di dietro, primo gesto che si ripeterà per un numero variabile di volte, un gesto che principia la traversata destinata a concludersi con il passaggio del bancomat e il codice da digitare tra la discrezione di circostanza della cassiera.
A Milano si consuma una quantità incredibile di lattuga. Questo è certo. E non sarà necessario scomodare gli esperti di sondaggi per capire che per la maggiore si tratta di lattuga in busta. Vedete i carrelli. E' un mix di simboli in busta, la lattuga. Del tempo, sempre troppo poco, ovviamente scandito da passaggi che non possono prevedere il taglio e il lavaggio della lattuga nel lavandino di casa propria. E di un non meglio precisato bisogno di benessere racchiuso nella plastica a marchio coop, bonduelle, fiori di campo e così via. La lattuga compensa qualcosa, forse la vita un po' snaturata della città, o forse l'idea un po' new age che la vita di città sia contro natura. Si lavora, e tanto, c'è danaro, e tanto, e manca ovviamente il tempo, che col danaro è uno dei pilastri di un noto adagio popolare. Nei cantieri, nelle industrie, in un negozio del centro, al banco frigo dei supermercati, nei centri di joga, si lavora. Hai tutto e il contrario di tutto lì, la malattia e la terapia. Milano. Città distratta e severa, in amido calvinista.
Ps. basta sforzarsi e il senso delle cose si trova sempre
(Julian Opie, You are driving a car, 1996)

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