Era il primo giono di lezione. Bari, Esposito saliva in cattedra e, dopo un'accoglienza accennata e a matricole non ancora uscite dall'adolescenza, cominciava un'accesa arringa contro alcune tipologie di studenti di filosofia, il corso di Laurea che presiedeva. La filosofia non risolve problemi esistenziali, non è una materia per chi vuole risolvere i propri problemi. Esposito aveva ragione. Le sue tempie appuntite suggerivano alla sua bocca frasi pregne di significato che solo oggi, a distanza di anni, riesco a comprendere a pieno.
Allora non feci troppo caso alle sue parole. La filosofia allora non mi interessava un gran che e non avevo problemi da risolvere. Venivo da un incerto percorso liceale e iscrivermi a quella facoltà era una soluzione di compromesso tra una blanda voglia di riscatto, un voler prolungare la comoda condizione dello studente medio e un reale interesse per l'unica materia che nel triennio del classico aveva cautamente richiamato l'attenzione del mio cervello distratto.
Filosofi. Io non amavo la sapienza. Al massimo potevano divertirmi i discorsi dei sapienti. Li leggevo davvero con interesse e gradualmente mi hanno conquistato. La voglia di capire le dinamche di un certo pensiero, il linguaggio, all'inizio giusto per riabilitare i neuroni semiatrofizzati all'interno della mia scatola cranica che per altro. Poi, vabeh, le cose sono andate diversamente e in maniera altalenante, tra odio e amore. Ad oggi la questione è irrisolta.
Tornando al discorso di Esposito, tra Bari e Roma ho potuto sincerarmi delle sue ragioni. Ne ho visti tanti di studenti che si infervoravano alle lezioni dell'uno o dell'altro professore, manifestare affinità con l'uno e l'altro pensiero, discutere di vita, morte, miracoli della filosofia con veemenza a me sconosciuta. Generalmente mi hanno sempre dato del freddo razionalista. Come se oltre ad essere un difetto questo non nascondesse alcun pregio.
Quello che più mi ha affascinato dei miei compagni è la loro assoluta certezza di essere tutti sulla cresta dell'onda, di godere di una visuale che dall'alto guarda in basso tutto il resto. E' la filosofia a giustificarlo. Una netta divisione manichea tra i sapienti e gli ignoranti. Tutti, nessuno escluso, gli uni contro gli altri. Comunisti, apolitici esistenzialisti, nietzschiani, heideggeriani, foucoltiani. Tutti avevano le loro ragioni e le loro ragioni avevano l'odore vertiginoso delle vette e l'illusione ottica del minareto da cui predicare. Tutti, come i fanatici, sanno che la loro è l'unica ragione possibile.
Ho cercato di starmene in disparte, con malcelata aria di superiorità. Sine fundamentum inconcussum. Patafisico [Enrico Baj, Parade]. La differenza è che la mia non era dovuta ad una maggiore consapevolezza filosofica. Io non sono un filosofo. Certo non di rado mi sono lasciato andare a dispute ma solo perchè la disputa era finalizzata all'esercizio, al godimento e alla "gara a pisellate" tra intellettuali. D'altro canto anche per fare filosofia spesso ci si deve rimboccare le maniche e mostrare i muscoli. I filosofi sono dei violenti che non dispongono di un esercito e si impadroniscono del mondo rinchiudendolo in un sistema, diceva il mio caro Musil.
Il fatto è che lo studio della filosofia è cosa davvero deleteria per certe menti. Anche se validissime sono troppo inclini a passioni, istintualità umane, voglia di supremazia belluina con i risultati più disparati. Oltre che nelle assemblee, come dicevo qualche post addietro, si possono notare certe strane figure che vagano per i corridoi delle facoltà. Per loro il discorso non cambia punto. Ricurvi, un po' schizzati, parlano di cose comprensibili solo ad essi stesi alle quali mai rinunceranno perchè quella è la loro verità e la loro vita. Si rinchiudono in un mondo fatto di solo pensiero, forse perchè col pensiero è più facile destreggiarsi che con la vita. In una luccicosa bolla di sapone tutto è giustificato per loro. La loro vita è in quella bolla di sapone e s'affrettano ad isolarla dai rumori del mondo prima un evento molesto spezzi l'incantesimo. Ogni tanto bisognerebbe rileggersi Genealogia della morale, senza farsi sconti, me compreso.
Essi si consumano piano piano, come la ninfa Eco, consumate da un'amore che non vedranno mai ricambiato. Hanno risolto i loro problemi, personali e sociali, grazie alla filosofia, fraintendendo tutto, ma fa lo stesso. E allora si che la Filosofia è pharmacon. Ma è meglio il vino liquoroso del Tasso delle Operette morali.
1) Esposito non sapeva quanto torto avesse. La filosofia serve. Serve moltissimo. Del resto grazie a i suoi illustri predecessori - certo di ben altre qualità - il professore barese può vivere tranquillamente, senza sforzi disumani e crogiolandosi durante i suoi corsi incentrati su prove ontologiche e altre interessantissime e attualissime problematiche della filosofia contemporanea.
RispondiEliminaForse dovrebbe avere almeno il buon senso di non recitare il contrario di quello che rappresenta in carne e ossa!
2) La filosofia è anche arte della persuasione. Sai quante ragazze ho convinto a darmi il culo grazie a dei stringenti sillogismi?
3) La filosofia risolve problemi pratici, concreti e spassionatamente matematici. Inoltre raffina lo spirito critico e restituisce prospettive inedite anche in discorsi particolari come quelli sull'arte, sulla bioetica, sulla psicologia.
4) Sappi che se scriviamo solo un'altra volta il nome di Esposito, google finirà per indicizzare questa pagina e presentarla come primo risultato a chi dovesse cercare informazioni in rete sul professore.
5) Perché non metti un po' di foto o video osè in questo blog che comincia ad essere piacevolmente animato? Si parla di filosofia del resto: le seghe mentali reclamano le seghe propriamente dette.
Quasi tutto vero...però sul mio blog c'era gente più interessante! :)
RispondiEliminaCon ironia trovo che su molti punti non ci sia neanche il caso di discutere. Effettivamente con la filosofia si lavora e si specula. Si specula anche in senso finanziario.
Probabilmente però discutere sull'utilità della filosofia richiederebbe più spazio e attenzione. Almeno questa è la mia convinzione.
No aspe' Esposito (scusa ma non ho resistito) non ha detto questo, almeno non che io ricordi. Nemmeno io l'ho scritto. E poi...ma chi cazzo si fa inculare dopo un sillogismo? Magari se le hai beccate in corridoio dopo una lezione di Esposito (è che voglio essere davvero il primo) tutto torna. Sai, la saggezza è silenica e quando la si apprende ci si vuol fare del male. E tu dopo tutte 'ste inculate c'hai ancora voglia di seghe? Suvvia, qui vieniti a rompere un po' il cazzo e poi torna agli sfinteri.
RispondiEliminaPs. il primo punto per il resto lo condivido, d'altro canto da lì sono scappato. Alla prossima.
Onde evitare certe interpretazioni incollo un paio di battute scritte da un mio ex compagno di liceo in merito al post:
RispondiEliminaRoberto
sn quasi perfettamente daccordo con te..
Arcangelo
beh allora dimmi il quasi ;) magari su quel punto cambio idea io
Roberto
quando dici: "Quello che più mi ha affascinato dei miei compagni è la loro assoluta certezza di essere tutti sulla cresta dell'onda, di godere di una visuale che dall'alto guarda in basso tutto il resto." beh io per mia fortuna durante il mio percorso nn ho incontrato di questi spudoratamente finti filosofi...forse ho incontrato di peggio..gente che come sottolinei anche tu,si chiude in una sola teoria filosofica convinti(?) che sia l'unica e sola soluzione ai propri problemi...io questo sinceramente l'ho trovato altamente irritante.in questi anni c'ho che m'ha sempre, esageratamente forse,accompagnato è un elevato senso critico,in primis con me stesso.ecco penso che questo dovrebbe possedere chiunque si approcci alla filosofia.
Arcangelo
effettivamente fare un post del genere significa fare di tutta un'erba un fascio. è un rischio. ma io ho cercato di limitare il discorso ai "fanatici". Tutti i "fanatici". Quelli con senso critico so' altra storia, e meno male che ci sono altrimenti avrei lasciato gli studi poco dopo.
E' in questione il rapporto tra emotivismo e filosofia, desiderio "sacerdotale" d'affermazione e pratica filosofica. Nulla di più chiaro, apparentemente. Che poi la Filosofia tragga sostentamento dall'emotività e da un preciso ordine assiologico è altra storia. Ed è forse questo il senso del post di cui questo vuole essere un commento. La filosofia può ben essere scambiata come il luogo in cui determinare protagonismi ed antagonismi, un racconto in cui il narratore si cela nella descrizione, una pupazzata, una mistificazione.
RispondiEliminaEd ecco che la prolusione introduttivo di un docente di Storia della Filosofia assume un senso: filosofare non è l'occasione per sdoganare elucubrazioni gratuite dal sapor di struggimento da poetucoli della Domenica. La filosofia è una pratica razionale, è l'assennatezza come tale, è un lavoro come quello dell'ingegnere, dell'architetto, del medico. Ma tralasciando la vaghezza, nonchè l'effettivo fascino che potrebbero suscitare simili parole soprattutto per ragazzetti che si accingono ad intraprendere un cammino di formazione dai contorni poco definiti, è evidente quanto segue: filosofia ed emotivismo non possono convivere. Questo accade, ovviamente, solo in linea di principio. Ma si può eludere quel sottile filo che lega il desiderio d'affermazione, di riscatto sociale che da sempre attribuisce alla speculazione filosofica il carattere di "attività borghese"?
Da qui il rischio dell'autocontraddizione; se è vero che la conoscenza è un valore, allora il filosofo è un moralista. Si arroga il diritto di parlare per tutti e di bacchettare la plebe, questo perchè fare filosofia non significa recarsi in un laboratorio, essere soggetto a clausole contrattuali che permettono di separe vita e professione; insomma, quando il filosofo si esprime ne va sempre del personale.
Se l'origine della scienza contemporanea suggerisce con Claude Bernard la necessità di uno sguardo impietoso sui propri oggetti, la filosofia è più simile ad un racconto: si scelgano protagonisti e relativi antagonisti.
Ovviamente mi scuso per eventuali imperfezioni ed errori: ho sonno.
RispondiEliminaè ovvio che la vita conta molto di più di una teoria filosofica, il punto è in troppi questa differenza la prendono alla leggera ma tutti la prendono sul serio ( non so se hai inteso la differenza tra i troppi e i tutti) Solo singolo effettua una scelta concreta. Ed è ovvio che solo i dilettanti si fissano con una teoria. Per esempio in questo periodo io stessa vago dall'idealismo allo stupendo
RispondiEliminaWittgenstein e vuol dire semplicemente che più approfondisco il mio studio più riesco a venire fuori da certi imbrogli,da certi pasticci, però non bisogna gettare la spugna, bisogna semplicemente continuare ad approfondire e non fermarsi alle storie personali, solo dopo questo percorso si potrà dire se la filosofia ha un senso o meno. Per l'ultimo Wittgenstein ad esempio la filosofia è una malatti
eppure egli stesso muore filosofando, con la consapevolezza del genio, di aver potuto sbagliare tutto fino alla fine.
Ora io ti dico: non si può dare la colpa ai propri strumenti se non si è fatto un buon lavoro, così come di solito fa il cattivo artigiano. Questa mossa getta discredito non sugli strumenti ma sull'artigiano che in quanto cattivo artigiano invece di dare la colpa a se stesso la dà ai propri strumenti...(un'idea questa meravigliosa che mi viene da Kuhn)...ecco
Salve a tutti,
RispondiEliminacarissimo Arcangelo, vedo che non ti sei fatto ripetere due volte il mio ok alla pubblicazione della nostra non-conversazione su msn.
Quella che hai pubblicato qui sopra è un intervento davvero scritto male: non ci si capisce nulla. Per quelli che fossero interessati non a me ma a un'idea,eventualità remotissima,quella che pubblico qui sotto è la trascurazione accurata di quello che Arcangelo ha immediatamente pubblicato.
(vuoi proprio farmi comunicare eh?:))
Evelina
è ovvio che la vita conta molto di più di una teoria filosofica.
RispondiEliminaOvvio anche, che oggi la filosofia abbia diritto ad avere voce in capitolo solo nei dipartimenti di filosofia, e per questo si isterilisce e amplia il solco tra teoria e vita. Oggi i filosofi sono solo professori di filosofia, come dice bene Ferraris.
Il punto è che in troppi questa differenza (vita e filosofia) la prendono alla leggera e tutti la prendono sul serio.
Solo un singolo effettua una scelta concreta. Ed è ovvio che solo i dilettanti si fissano su una teoria e pensano che in essa risieda la verità.
Per esempio, io stessa, in questo periodo, vengo sballottata come una pallina da flipper dall'idealismo a quel genio di Wittgenstein (anch se con il conforto sempre alla mano di Nietzsche).
Questo vuol dire semplicemente che più approfondisco il mio studio più riesco a venire fuori da certi pasticci filosofici. Vedo e sento che i vari autori che si sono succeduti nella storia in qualche modo dialogano e tentano di dare soluzione a problemi enormi che si contano su una mano e che sono sempre gli stessi, da che alcuni uomini dell’antica Ionia si fecero domande un po’ assurde sul mondo.
Davanti a questi problemi non bisogna gettare la spugna, bisogna semplicemente continuare ad approfondire e non fermarsi alle storie personali, solo dopo questo percorso si potrà dire se la filosofia ha un senso o meno. Per l'ultimo Wittgenstein, ad esempio, la filosofia è terapia della malattia filosofica;
eppure egli stesso muore filosofando, con la consapevolezza geniale di essersi potuto sbagliare fino alla fine.
Dunque perdona l’affondo personale se ti dico: non si può dare la colpa ai propri strumenti quando non si è fatto un buon lavoro, così come di solito fa il cattivo artigiano. Questa mossa getta discredito non sugli strumenti ma sull'artigiano che in quanto cattivo artigiano invece di dare la colpa a se stesso la dà ai propri strumenti(l’autore della citazione è citato sopra, peccato).
Tutto qui, spero risponderai, senza ribadire l’ironia del titolo; è da un pò di tempo a questa parte che l’ironia è diventata paraculismo insopportabile.
N.B. voglio infine chiedere scusa a tutti per l'invadenza.
Evelina Leonardo Cucci
p(re)s. scusa a chi?
RispondiEliminasono d'accordo su tutto meno che sull'affondo personale. per ovvie ragioni, sai com'è. non ho fatto coming out. sarò il peggiore degli artigiani di questo mondo ma non ho detto che la filosofia è inutile. il primo anonimo bacchettandomi ha espresso esattamente quello che penso. giochi simpatici della comunicazione. che ogni tanto, se meditata, non guasta. take care
http://in-formando.blogspot.com/2009/07/libero-arbitrio.html
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