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15/12/09

Tartaglia, ovvero quando la follia dà l'identità ad un intero paese


Se hai goduto nel vedere il volto tumefatto di Berlusconi smetti di leggere questo post. Perché è contro di te che sto per scrivere e so che comunque non capiresti. Risparmia il tuo tempo.
Qui non si tratta di essere più o meno buoni, più o meno moderati, più o meno capaci di stare in piedi sui trampoli del politicamente corretto. Qui si può essere o profondamente stupidi o minimamente capaci di raziocinio. Tertium non datur.

Stamattina ho bypassato la rassegna stampa. Non ho letto nemmeno un articolo sulla vicenda. Quello che c'era da sapere era stato già detto in tv ieri notte e non credevo necessario andarsi a documentare meglio. Infatti non lo è stato. Uno psicolabile, un folle, uno con alle spalle un bel curriculum di cure psichiatriche lancia una statuetta sul volto di Berlusconi causandogli profonde lacerazioni agli zigomi, fratture, contusioni. Un gesto senza giustificazioni, un danno ad un essere umano, ad uno dei massimi rappresentanti dello stato, un gesto violento e senza senso. Tartaglia è un pazzo. E un pazzo è un pazzo.

Già immaginavo i commenti degli analisti, scontati anche se a volte necessari: cause, eventuali responsabilità morali, dove parte la spirale culminata con il gesto folle e roba simile, inviti a moderare i toni etc... tutta roba da gettare nel calderone del sostegno a Berlusconi. Certo, immaginavo anche che qualche personaggio avrebbe goduto, è normale in un paese che normale non è. Ma sono diversi, troppi, gente che stimavo rincoglionita del tutto, ho fatto un giro per blog, facebook. Assurdo. E poi torno sui giornali e vedo che spesso anche lì i toni non sono diversi.

Perché i fatti ormai non contano e questo generi di fatti danno adito al fuoco incrociato delle opinioni. Arrivano gli idioti e gli psicotici, che in questi casi si trovano nel loro elemento; dicono che il gesto è comprensibile, che Berlusconi se lo è meritato, che se l'è cercata, inneggiano al folle, dicono che folle più non è, Tartaglia sta meglio. Siamo nella più totale ignoranza degli elementi necessari alla convivenza democratica.
Poi ci sono i magnifici, uomini di cultura e di sinistra, quelli che dicono che al posto dello psicolabile ci poteva essere chiunque, un precario, un lavoratore, uno studente borghese esasperato dai tagli alla scuola e all'università, istituzioni che non ha mai rispettato. E' incredibile di come questi professionisti riescano a vendere stronzate al chilo. L'Italia rimane un paese capace di esportarne in tutto il mondo e ne avanzerebbero ancora.
Infine il vizietto ideologico sale in cattedra e promana dai megafoni barbuti dei rappresentanti degli studenti. Leggetevi le loro dichiarazioni. Poi si fa più fine, si rade e si sposta nei palazzi e nei salotti, diventa dichiarazione a caldo di qualche politico caciarone o di qualche giornalista incauto. Follie di varia natura si abbracciano, si riconoscono, si ammiccano a vicenda uni e trini, accomunati dalla matrice di follia che sostanzia la loro posizione.

Tartaglia bloccato dopo l'aggressione ha il tempo presentarsi dicendo: "Non sono io, io non sono nessuno". Dopo il gesto, al di là del principio di identità come solo il folle può essere, Tartaglia lascia in eredità la sua follia ad un soggetto molto più esteso e molto più pericoloso. I folli sani che sorridono al suo gesto, quelli che sono ancora "qualcuno", che non capiscono il pericolo del limite, che non possono capire perché sono già al di là del limite.