06/03/09

La nascita della tragedia.

Ci sono ricevimenti e ricevimenti. Ci sono attese e gestazioni. E ci sono dei ricevimenti per cui bisogna attendere come una partoriente molto paziente.

Un pomeriggio di metà settimana attendo il mio turno per essere ricevuto da un professore. Da studente diligente mi presento fuori la porta del suo studio con due ore di anticipo. Metterò firma, penso, e poi andrò in aula computer. Pregusto il momento in cui sulla barra degli indirizzi digiterò: www.calciomercato.com.

Ma c’è chi ha già piazzato la tenda e faccio presto a realizzare che le due ore di anticipo dovranno essere elevate al cubo prima che mi sia data udienza. Pazienterò.

Quando ti toccano attese così lunghe è meglio organizzarsi prima. Svuota il tuo lettore mp3 e caricalo della roba più accattivante che trovi nella cartella Incoming. Riempilo fino a che non rimane spazio neppure per una cartella vuota. Poi passa in rassegna la tua libreria. Cerca bene la letteratura più amena e metti un bel volume nella tua borsa. Due passi fondamentali che riempiranno le tue ore se non sei proprio uno che mi mette a cianciare col primo sfigato (tuo simile) che trova.

Ora sei pronto per l’attesa.

Io lo ero. Passate le due ore sono di nuovo davanti la porta. Mi guardo attorno e vedo che quelli che si sono portati dietro la tenda stanno già montando su un barbecue da paura. Oggi pomeriggio si mangia (?) vegetale.

Sto giusto per mettermi le cuffie alle orecchie, roba di poco superiore alle sigle della D’Avena, quando esce uno dei primi della lista. Faccia spenta, di una tristezza che solo poco qualche secondo mi accorgo fare a gara con un nervosismo da liceale. Guarda uno che a buon diritto ho preso per un suo amico e gli fa:

«Porco dio! Mi ha detto che la mia tesi è sconclusionata e disomogenea! Ma si è accorto che faccio una tesi su nìcce (presumibilmente Nietzsche, ndr)? Anche lui scriveva in maniera disomogenea! Dimme er senso!»

Ripongo le cuffie e il loro carico di robaccia di un gradino superiore alla D’Avena. Oggi forse c’è qualcosa di meglio da ascoltare.

Il tizio è incazzato davvero, rosso in faccia come un masochista che si mette senza protezione in sella ad una moto sparata nell’aria fredda di gennaio. Dice che a lezione aveva capito tutto, che ogni parola del Professore su nìcce (Nietzsche, ndr) se l’era scritta e registrata e a fine di ogni lezione applaudiva come una foca il manifestarsi del senso. Detto questo, sulla Nascita della tragedia era ferrato, porco dio!

Lo ascolto e non nutro dubbio alcuno sulla sua preparazione sopraffina.

Mi avvicino. Domande generiche sulla tesi. Risposta sempre la stessa.

«Anche nìcce (Nietzsche, ndr) scriveva in maniera sconclusionata. Pendi la Gaia Scienza!». Peggiora la sua condizione. Indubbiamente. Il tipo è un impenitente. È proprio convinto di quello che dice. Forse è incazzato, la prendo alla larga. Altre domande, generiche. Arrivo a parlare di quel grosso flop che veste il numero 5 della formazione giallorossa. Si stabilisce un certo felleing, la cosa mi piace. Dopo riprendo a fargli domande sulla tesi.

«Io faccio una tesi su nìcce (Nietzsche, ndr) no? Se sei un professore devi sapere che quello scriveva in maniera disorganica. Perché devi pretènde una tesi organica dico io! Mica se po’ ffà filosofia così! Io so un filosofo no un loggico, nun so se me spiego». Cazzo se ti spieghi, penso.

È proprio convinto delle sue cose. Sta per laurearsi, per specializzarsi. Cazzo. La cosa prima mi sorprende poi mi stende addosso una patina appiccicosa di nausea. Sto per laurearmi anch’io e non vedo differenze. Vedo con gli occhi della legge e la legge stavolta ha riservato la stessa porta per due persone diverse, e dietro di noi la fila preme. Fottiti Kafka!

«Dimme er senso» mi ripete. Il senso…

I bagni della facoltà di filosofia hanno potentissime macchine spara-aria-calda. Quando vi capiteranno esperienze analoghe ficcateci sotto la faccia e premete il bottone argentato per due o tre volte. Non fatevi troppo dappresso. Appena finisce il getto caldo vi sentirete come nuovi, come se la vostra faccia fosse stata pettinata da una truccatrice televisiva. Allora potrete tornare tranquillamente al lezione e tranquillamente applaudire a fine arringa.

Incipit tragoedia.

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