09/04/09

Abruzzo, aprile 2009. Storia di una fermentazione vinicola, ma anche di Dioniso e Apollo.


Generalmente le notizie si creano.
Ma ci sono vicende che si impongono, il loro significato travalica l'in-formazione dei fatti. Ci sono dunque vicende che potrebbero forse fare a meno di un medium troppo invadente; fanno già storia a sé.

Abruzzo, Aprile 2009.
Ma come si fa a raccontare il dramma di interi paesi? Centinaia di morti, migliaia di sfollati? Come ci si può attenere ai fatti quando i fatti hanno una portata di dolore così intenso, televisivo, oserei dire telegenico?
Questo tragico si presta bene alla forma apollinea.

Dioniso sbuffa, ripone gli otri del suo imbevibile vino nero, e l'audience festeggia.
L'apollineo della forma televisiva, giornalistica, informativa, sussume a se quel dolore, lo spruzza in pixel colorati come getto di vino rosso spumantato, sopportabile per ogni stomaco, forte ma bevibile.

Dioniso non gradisce.
Apollo non si accontenta, supera la forma acquiescente del dramma e lo illumina d'immenso. I fatti vengono adagiati su un telaio e fanno da spola tra la tragedia e il miracolo.
Dietro ogni vicenda tragica c'è (ci deve essere!) sempre una storia miracolosa che sgomita per essere raccontata: un ferito non troppo grave, un recuperato dai soccorsi in extremis, una vacca gravida che partorisce un cucciolo destinato al macello. Fatti statisticamente nella norma cavalcano l'onda di spumante francese, Champagne per il nostro pubblico!

Dioniso rosso di rabbia e di vino liquoroso.
Dolore si, cordoglio pure, ma anche il loro contrario.
La vita deve ricominciare, si dirà. Ma la vita ricomincerebbe comunque, risponderei.
Un po' di ottimismo, si obbietterà. Perché? mi limiterei a chiedere.
L'altro fa bene a non rispondermi. Io ci penso un po'.
Forse non ha torto.

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