06/11/09

... e ognun applaudirà, ovvero dalla padella a La Brace


Serata insolita. Corato, La brace, un giovedì sera. Ieri sera. Perché non andiamo a magiare un po' di carne? Maccerto! E vino? Tentatore!
Svincolo della tangenziale, a destra, errata corrige e poi alla fine ci si arriva. Intanto che ci siamo tutti disboschiamo mezza coltivazione salentine di tabacco e qualche alberello lucano per le cartine. Zero condimento, fame giusto naturale.
Poco prima dell'entrata uno sguardo veloce al menù, troppo veloce perché la nostra attenzione è catturata dalla testa calva di un noto comico della zona. Quello delle barzellette sui carabinieri, fortissimo accento baresi, quello che fa battute dal gusto particolarissimo, dal sorriso un po' amaro, forse suo malgrado, quello che conclude ogni sketch con facce simpaticissime di sorpresa, orrore o istrionico ammiccamento. Beh insomma ci siamo intesi no? No, non mi sto tirando la calz... no, davvero non ricordo il suo nome, ho detto che lo conosco ma...
Ovvio, piano bar. Karaoke. Musica su basi inascoltabili, tastiere, grandi successi della musica italiana degli anni ottanta e novanta e... Che si fa? Ce ne andiamo no? Mannò, è un' esperienza, puoi raccontarla, scrivici un post... Scherzi? Io non racconto proprio un cazzo di niente a nessuno...

Entriamo, lui ovviamente se ne accorge. C'erano solo altri due tavoli pieni, non poteva essere altrimenti. Siamo a cavallo, a cavallo... Non vuole farsi sfuggire l'occasione e caccia fuori le sue skills. Comincia lo show: "Embè a chess'or s vain? Mo ma scì a dorm!" Ore 10.00, bene, benissimo. "Iè secc ci è stat, cudd dè!". Indovinate chi era il "cudd dè"?
Io, ero io. Mi si avvicina. "O ma che bel ragazzo". Mi da prima del Leonardo di Caprio, poi del gay, poi del ciuffo da gay. Mi accarezza i capelli e un brivido comincia a correre senza meta qua e là e si ferma per un po', stranamente, sulle nocche. Ma si scherza, è un cazzo di gioco questo in una cazzo di serata giocosa. Cazzo Arcangelo sei deprimente! Ma non ti diverti mai tu? Rilassati sembrano dirmi gli occhi degli altri seduti al tavolo. Poi si allontana, prende di mira altri. Claudio mi si avvicina e mi confessa che per un attimo ha avuto paura che lo menassi. Una faccia in prestito, please. C'est la vie.

La serata prosegue con le presentazioni, nomignoli dati a tutti i presenti, battute sempre del tipo "Sei gay?" "Oh quanti peli, e ci iè Lucio Dalla?" "Mocc'attè" " Esci da questo corpo" e tutta la solita batteria di buonumore a buonmercato che si propina a bontemponi e buonagente al quale mi sarebbe dovuto toccare di fare, ovviamente, buonvisoacattivogioco. Vedo la Lazio che perde 4 a 1 col Villareal mentre la Roma vince sul Fulham. Il sorrisetto quindi non mi manca
Karaoke, battute, canzoni inorecchiabili in version studio figuriamoci lì e in quella maniera. Così per 3 ore di fila. Il super tavolo di fianco al nostro forniva fenomeni da baraccone da far intimidire il bagaglino. Che bello, guarda come si divertono! Fanculo. Facce ipocrite e pingui. Foggia sbaglia un calcio di rigore, Lazio ancora sotto di tre gol. Sorrido: ma certo, beati loro...

Si divertono la minchia. Quella è una cena di lavoro e i commensali poco dopo si affrontano all'entrata sfiorando la rissa in più occasioni. Le donne inviperite accusano il loro capo di non pagarle da mesi, qualche giovane impiegato a progetto rincalza, pianti, urla, grida di donna (le peggiori, prima delle scimmie e seconde a quelle della Gorgone). Questo sprazzo di mondo reale si intona perfettamente col mio umore, tutto molto bello, tutto molto bello.
Si torna dentro, siamo gli ultimi prima di andare via e il simpatico calvo si mette un berretto alla Vasco e comincia a cantare qualche sua canzone. Ne canta un po'. Deve piacergli molto Vasco. Cambia luce, senso, scenario, cambia tutto. Lì solo, in un angolo, ad aspettare di finire la sua serata, col suo microfono, le sue basi elettriche, la sua ironia stemperata da quel senso di vuoto che ti da la fine di una serata in cui hai dovuto dare spettacolo, tenere alto il morale, divertire. Pulcinella cambia espressione. Adesso è triste. Lo saluto prima di andare via. Immagino che dito nel culo devono essere per lui i clienti come me, restii ai microfoni e alle trombette, che risultano forse un po' alteri, "Ma tu nan zì d' ddò?", che magari involontariamente ti gettano di fronte a te stesso, che non ridono, mettendoti magari in imbarazzo.
Saluto e gli sorrido, del sorriso sfregiato di Heat Ledger.


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