Hai ventisei anni e devi aspettare che arrivi uno di quaranta che si imbarca in un nuovo progetto musicale per sentire suonare rock. Suonarlo coi controcazzi intendo.
Succede che vai in un posto con un nome paradossale che è tutto un programma, New Demodé, e ti becchi Il Teatro degli Orrori. Beng! Post punk, alternative serio, fatto bene. L'energia che riescono a trasmettere non è da tutti. Mi correggo, non è da nessuno. Energia grezza e raffinata, tra sussurri e grida, amore e tristezza, disperazione, e poi di nuovo. Majakovskij, Ken Saro Wiwa. Echi del teatro di Carmelo Bene e ovviamente Antonin Artaud.
Si mischiano al pubblico, suonano col pubblico, Capovilla tiene il palco alla grande, dal pubblico trae energia e ne ridà cento volte quella che ha preso. L'alchimia ti prende dentro, l'atmosfera è perfetta, forse rovinata dall'acustica.
E intanto i gruppetti dei ventenni (miei coetanei, intendiamoci) se la menano al primo demo e fanno le rock star. Tanti, troppi in giro; espandono l'ego ego a dismisura e camminano tre metri sopra il cielo. Se poi suonano un tantinello bene e magari hanno qualche riconoscimento addio, non li vedi più, si arrampicano sull'aria, si librano, i loro nasi ad altezza di cazzo sembrano sniffare ossigeno puro in atmosfere rarefatte e inaccessibili. Si sveglieranno, capita a tutti di svegliarsi prima o poi, e si accorgeranno che quell'aria non era così limpida e fresca, ed era l'unica che i loro nasi potevano permettersi.
Ascolta, ma dopo i 13 anni uno dovrebbe capirlo da solo che gente come Il teatro degli orrori sono solo sfigati presuntuosi. Alle volte le orecchie sono più intelligenti del cervello. Ascolta la musica, senza pensare al testo. Ti accorgerai che è banale e ripetitiva. Poi, da solo, ascolta il testo. E ti accorgerai che anche quello, senza la musica, in sé è banale e retorico! Guarda, ok, a un sacco di persone intelligenti piacciono sti gruppetti di idioti. Io, per fortuna e senza merito, mi sono vaccinato prestissimo, ma poteva capitare anche a me che mi piacessero Marlene Kuntz e simili. L'importante è che prima dei 30 ti rendi conto dell'errore.
RispondiEliminaChissà chi ha scritto il commento qui sopra.
RispondiEliminaComunque, salve a tutti gli utenti di questo piccolo e trasognato blog: chi vi parla è Evelina, sommersa dalla tristezza e che, vista l'atmosfera, si lascia andare ad una citazione: Fade to Black.
"Life it seems will fade away,
drifting further every day
Getting lost within myself
Nothing matters, no one else
I have lost the will to live
Simply nothing more to give
...Need the end to set me free."
Ho lasciato i Metallica e il metal dietro le spalle da tanto tempo, non guardo più ai Marlene Kuntz come a delle divinità, eppure riguardo ancora la mia adolescenza con amore e stupore.
" I was me but now he's gone."
"Prima dei 30 ti rendi conto dell'errore".
E' ovvio si cambia, solo che i più non sentono niente dopo ogni cambiamento. Non solo la nostra vita è appiattita all'esterno ma anche all'interno. Ad ogni giro di boa che la vita compie, io sento dolore o un sentimento non meglio definito, pur sempre qualcosa.
A trent'anni spero di essere già morta, vorrei solo restare ancora un pò a credere a quello in cui già non credo più. La sera stessa del Teatro degli orrori cantavano i Perturbazione: " Responsabilità, ahaa, responsabilità, ahaa."
Molti Saluti,
Evelina.
Doveroso da parte mia,anche se stiamo parlando solo di uno dei tanti gruppi indie italiani e non di problemi quali: la privatizzazione dell'acqua "del rubinetto", esprimere un giudizio serio e meditato dopo aver assistito di persona al live del Teatro degli Orrori.
RispondiEliminaFaccio una premessa: è necessario tener sempre desto il livello di coscienza, insomma 'noi' che dovremmo tenere alta la guardia della critica non possiamo abbassarla, dunque questo non meglio definito intervento che io stessa qui sopra ho scritto è stato un abbassamento del livello di consapevolezza.
Insomma come al solito stavo male per i fatti miei e non mi sono trattenuta dal volerlo comunicare a qualcuno. Comunque, bando alle ciance, non vorrei di nuovo andare a finire sul mio solito personale: lo ammetto, del resto mi conoscete - anche se permettetemi di dire che Fade to black rimane un gran bel pezzo -.
Insomma ho fatto questo errore: prima di scrivere quanto ho scritto qui sopra non mi sono andata a vedere qualche video del gruppo in questione sul tubo. Mi sono guardata solo quello che avevi messo sul tuo blog,Arcangelo, qualche giorno appresso ho fatto i miei compitini.
Dopo le prime visioni già il mio giudizio si andava modificando.
Dopo l'esperienza di ieri sera posso dire che la band musicalmente è davvero messa male: riff scontati, struttura musicale altrettanto banale, i testi dipingono l'astratta ed esteriore rabbia( per dirla in termini hegeliani) contro il potere, ovviamente tranne quelli del povero eterno non citato Carmelo Bene e dell'invece citato Majakovskji, al quale nemmeno uno dei giovani e ributtanti presenti ha tributato un applauso o ha fatto il minimo caso. Si è semplicemente scatenato un pogo selvaggio: Capovilla aveva il coraggio di fare il vecchio, famosissimo gesto del tuffo sul pubblico, di farsi toccare come la statua di San Gennaro: io sorridevo, ma è facile infiammare così un pubblico di 17enni. I Marlene erano meno fanfaroni.
Insomma penso che musicalmente siano scadenti ma che in sè l'idea di una sorta di teatro-canzone post-punk che utilizzi un certo tipo di musica, anche se suonata meglio, per avvicinare i bimbi al grande teatro contemporaneo non sia male.
Visto che il gruppo non ha musicalmente nulla da dire e che è Capovilla che gli ha dato l'anima che siano più onesti e coraggiosi e si spingano nello stravolgimento del teatro o nel semplice arrangiamento musicale di pezzi teatrali contemporanei della levatura di ' Amleto-da Shakespeare a Laforgue'.
Vi abbraccio tutti e magari ditemi come la pensate.
Evelina